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Truffano ENI (SNAM) e noi paghiamo?  (mes #102895)
di Lucas Bregonzio il 21/02/2013 12:33:23

messaggio letto 613 volte
(1 risposta)

Leggo questo articolo di cui copio il testo dal sito del Corriere.

Mi sfugge però il motivo per cui noi cittadini dovremmo pagare se una società di diritto privato (ENI) debba scaricare su altri un danno che subisce per la sua incapacità di gestire le verifiche sui clienti. In un'azienda normale si prendono i dirigenti dei settori competenti e si cacciano a pedate e poi si vende qualche pezzo di patrimonio per recuperare le perdite.





MILANO - Quella dei «furbetti del gas» - della pattuglia di aziende e grossisti che lo scorso anno non ha pagato ingenti quantitativi di gas ritirati dalla Snam, ma egualmente venduti ai clienti finali - sembrava una vicenda avviata a conclusione. Dolorosa, ma definita con un «buco» stimato in circa 300 milioni di euro che non avrebbe però dovuto scaricarsi sulle bollette elettriche degli italiani, grazie anche agli interventi dell'Autorità. Ora emerge che il buco in questione è più ampio di quanto preventivato allora: si sarebbe arrivati a 430 milioni di mancati pagamenti, e, soprattutto, in questa cifra ci sarebbero circa 30 milioni di euro frutto di false fideiussioni. Una frode effettuata in primis ai danni della Snam e, a cascata, delle aziende in regola che ogni giorno non solo muovono ma devono anche garantire il cosiddetto «mercato del bilanciamento», una vera e propria «Borsa» del gas. Tuttavia, oggi come lo scorso anno, il timore è che questa cifra finisca per essere scaricata per vie traverse sulle spalle degli inermi consumatori e delle loro bollette, anche se dall'Autorità e dai soggetti interessati si giura che non sarà questo l'esito.

Vale la pena di ricapitolare la questione. A dicembre 2011 parte dopo lunga attesa il mercato del gas, una Borsa gestita dalla Snam in modo neutrale (è l'unica a poter garantire i volumi necessari) cui partecipano tutti i venditori e i trader. Per prendervi parte, e perché l'attività non si trasformi in speculazione finanziaria, bisogna rilasciare delle garanzie. Solo che qualche azienda fa ricorso al Tar e vince la causa: niente più garanzie. È l'inizio di gennaio, e perché la situazione si ristabilisca bisogna attendere qualche mese, dopo l'intervento dell'Autorità e del Consiglio di Stato. Nel frattempo, però, qualche "furbetto" ha approfittato dell'assenza di obbligo di copertura. Si è fatto cioè consegnare del gas dalla Snam, senza o con scarse garanzie, e non ha pagato le fatture. Tra costoro qualcuno si rimette poi in riga e avvia una transazione. Altri no. Qualche sigla societaria appare e poi sparisce, tanto che la Snam chiude i contratti di trasporto con le aziende inadempienti più «sospette». Ad esempio con la En Gas & Oil spa. E da ultimo, dal 26 gennaio scorso, con la Demas Power Sa, società costituita a Lugano lo scorso giugno. Risulta dalle delibere dell'Autorità che nel novembre precedente la stessa Snam aveva segnalato che avrebbe dovuto sottoscrivere un contratto con un'azienda «in stretta relazione» con un cliente precedente che non aveva pagato.

L'Autorità per l'energia, che alla notizia dei primi scoperti ha già aperto un'indagine, avverte comunque la Snam che non potrà stare con le mani in mano, e che non avrà diritto ad alcun rimborso se non farà di tutto per arginare il fenomeno.
Nei fatti, comunque, la stima iniziale dei «danni» lievita. Dopo la reintroduzione delle garanzie si era preventivata una cifra di circa 300 milioni. Ma dopo aver fatto tutti i conti e i conguagli si arriva a 430 milioni. Un bel bottino, non c'è che dire. Ma, a sorpresa, in quella somma spuntano anche una trentina di milioni che derivano dalla presentazione di fideiussioni false, un atto che fa passare la questione dalla competenza amministrativa a quella penale. È probabilmente per questo motivo che l'inchiesta dell'Autorità viene più volte prolungata. Avrebbe dovuto chiudersi prima a ottobre, poi a fine anno, ma risulta ancora in corso proprio per la delicatezza della matassa da sbrogliare. Nessuna dichiarazione ufficiale filtra dai protagonisti, solo che «non un euro» verrà impropriamente messo a carico dei cittadini-consumatori. Ma a vedere come sono andate le cose nel caso della «Robin-tax» (segnalato dalla stessa Autorità pochi giorni fa) c'è da avere qualche legittimo timore.

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