Ho usato il termine "cavillo" in maniera impropria, chiedo venia. Volevo far riferimento a questo passaggio dell'articolo e del servizio televisivo, in cui viene sottolineato che la classificazione della canapa come stupefacente rende l'accesso a questo tipo di cura ancora più complicato:
<< Vidmer Scaioli, neurologo in servizio all'Istituto Besta di Milano, sottolinea le resistenze culturali che frenano una corretta applicazione di un farmaco che potrebbe migliorare la qualità della vita di migliaia di pazienti affetti da cancro, diabete, Sla, sclerosi multipla e altre patologie: «Purtroppo la canapa non viene ancora considerata un farmaco a tutti gli effetti, ma una sostanza stupefacente.
E così molti medici hanno delle remore nell'utilizzarla per terapie lenitive che, al contrario, all'estero sono ormai all'ordine del giorno». Il primo scoglio per un paziente è quindi la prescrizione. Tuttavia, anche se munito di una ricetta, non è detto che riesca ad ottenere facilmente il farmaco>> |