>Dopo 152 anni di Nord che produce e Sud che compra, con il collasso dell'economia europea a fare da veicolo, era normale che arrivasse questo momento momento. Se il Sud riduce i consumi al minimo, il Nord produce a vuoto, quindi non vende e deve contrarre produzione e occupazione.
Claudio, non è proprio così. L'Italia che produce (Nord o Sud che sia) vende i propri prodotti/servizi prevalentemente all'estero e non al proprio interno. Quando negli anni ottanta si manifestò un fenomeno simile a quello denunciato da Squinzi la Banca d'Italia, allora governata da un eccellente Guido Carli, svalutò dalla sera alla mattina la lira del 13%. Ciò comportò una immediata ripresa delle nostre esportazioni e di conseguenza incrementò la vendita dei nostri prodotti/servizi all'estero fornendo una salutare boccata di ossigeno alle nostre imprese. Oggi con l'introduzione dell'euro non è più possibile per i paesi "deboli" effettuare una manovra economico/monetaria di questo tipo considerati i vincoli che l'adesione al patto europeo ci impone. Per cui la sovrapproduzione industriale italiana non trova sbocchi competitivi verso l'estero, anche in funzione della globalizzazione che ha aperto mercati, sia europei che asiatici, con costi della manodopera ridicoli. Anche se su questo fronte noi italiani abbiamo ancora molto da recuperare in termini di produttività. Tutto qui non c'entra assolutamente nulla il Sud che non compra, come peraltro ha sempre fatto fatica a comperare nel passato, per le ovvie motivazioni economiche anche in situazioni di apparente ciclo positivo. Le considerazioni di Squinzi, che non ritengo assolutamente uno sprovveduto, sono state fatte esclusivamente per spronare ancora di più il nuovo Governo Letta ad azioni rapide e costruttive in tema di politica economica, considerato che sul fronte monetario con l'introduzione dell'euro abbiamo mani e piedi legati. |
24/05/2013 - 