>Premesso che l’argomento è molto delicato perché ciascuno di noi ha le proprie esperienze di vita, devo però rilevare che la famiglia si differenza dalle unioni di fatto per i diritti e i doveri previsti dal Codice Civile che derivano dall'atto matrimoniale. Tra i doveri (art, 143) vi è l'obbligo reciproco tra i coniugi all'assistenza morale e materiale, che non scompare nemmeno con il divorzio. Oltre, naturalmente ai doveri verso i figli (art. 147).
Sono d'accordo, Luigi. Con quello che ho scritto intendevo dividere il piano amministrativo da quello affettivo. Le Leggi non regolamentano - grazie a Dio - la complessità e completezza dell'essere umano, ma in generale sono delle regole convenzionali che consentono di capirci nonostante la suddetta complessità. In pratica, sono dei modelli, ovvero delle riduzioni selettive della realtà. Mai confondere un modello per la realtà. Quindi, sono appunto d'accordo con te che da un punto di vista normativo il matrimonio è definito nei termini che indichi. Tuttavia, le unioni affettive tra esseri umani sono molto di più. Ora, possiamo lasciare il modello così com'è, oppure adeguarlo ai cambiamenti avvenuti nella società, ma rimane una scelta normativa.
> >Ho già detto che il significato di “società naturale” dato in tutti gli interventi dei padri costituenti, nell'assemblea costituente, è chiaro e incontrovertibile: la famiglia riconosciuta è quella che “ha dei diritti primordiali, propri, che lo Stato non deve concedere come una graziosa concessione, ma che deve semplicemente riconoscere perché sono preesistenti alla sua organizzazione."
Questa è una definizione possibile di "società naturale", ma non c'è una definizione univoca e - a mio avviso - è ancora ambigua. Cosa vuol dire "primordiale"? Non credo che alla base di questa definizione ci siano profondi studi antropologici. In ogni caso, ritorno al punto superiore: è una convenzione. La realtà può essere altra cosa e - francamente - se un nucleo di persone si sente una famiglia, non sarà una norma che impedirà loro questo sentimento.
>E’ in parte vero. Ma ricordo che “la Repubblica riconosce i diritti della FAMIGLIA come società naturale fondata sul matrimonio”. Poi si completa con i doveri che i genitori hanno nei confronti dei figli. Ciò significa che in Italia quando si parla di famiglia sul piano giuridico ci si riferisce a quell'unione fondata sul matrimonio in cui i coniugi s'impegnano per la vita alla mutua assistenza e che ha nel proprio progetto la messa al mondo dei figli.
Esatto. Metterei un punto su questo aspetto e lavorerei per definire i diritti di nuclei di persone che esistono (come altri nuclei di persone riconosciuti dalla legge e "naturali", tipo le associazioni di cittadini), ma che non ricadono - da un punto di vista normativo - nella definizione data di "famiglia".
Comunque, questi nuclei di persone continueranno a chiamarsi "famiglie" - checchè dicano i burocrati. Perchè così è nei fatti e una norma non cambia la realtà.
RecSando
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