Nell'attuale situazione economica e sociale, di grave crisi, si sta cercando di invertire la rotta per tornare a crescere e migliorare le condizioni economiche. Localmente, qui nel Nord Italia, alcuni addossano una grossa responsabilità per l'aggravamento di questa crisi all'emigrazione, ai cittadini del Sud che non lavorano. A livelli internazionali, invece, si guarda alla Grecia e ai paesi che producono di meno come ai maggiori responsabili, e si chiede loro di lavorare di più e meglio.
In queste posizioni c'è solo una piccolissima parte di vero e moltissimo di sbagliato.
Di sbagliato c'è di non riconoscere che il Mondo è diverso da come è stato descritto fino ad oggi. E' un mondo dove i paesi più forti determinano le regole per tutti, dove attraverso il colonialismo militare o economico si riescie, o meglio riuscito, a governare i rapporti tra i paesi. Questo mondo non esite più. Oggi nazioni più povere e meno tecnologicamente avanzate, come CINA e INDIA, stanno imponenendo le loro regole.
Cosa bisogna cambiare?
Bisogna cambiare le regole che hanno preteso che solo i Paesi più forti decidessero per tutti. I più forti avevano sempre ragione. E così la decrizione del Mondo è sempre stata a senso unico. Eppure non è così. Se chiedessimo ad un emigrato di decriverci l'Italia, la sua rappresentazione del nostro paese sarebbe molto diversa da quella ufficiale. E così se andassimo in Grecia o in qualsiasi paese povero, dell'Africa, dell'Asia o del Sud America e pure della stessa Europa la visione dei paesi del G8 non coinciderebbe con la loro.
E' arrivata l'ora di iniziare a pensare che una descrizione più veritiera del Mondo deve essere la stessa per tutti , indipendentemente dalla richezza, dal genere e dalla religione. Abbiamo bisogno, anche in politica ed in economia, di regole "relativistiche", le stesse regole valide da qualsiasi latitudine e per qualsiasi osservatore.
Quando accadrà, tutti saremo cittadini del mondo, nessuno si sentirà straniero. Tutti potranno sentire di essere una parte importante, con i propri diritti e le proprie particolarità. Le differenze ci saranno sempre e sarranno indispensabili al cambiamento.
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