(da Repubblica Milano)
Il consiglio comunale di Milano ha deciso a maggioranza di sospendere la delibera per la concessione della cittadinanza onoraria al Dalai Lama. La decisione è arrivata dopo due giornate ad alta tensione nelle stanze di Palazzo Marino, in cui si sono intrecciate la diplomazia e gli equilibri internazionali. La delibera del consiglio comunale di Milano che avrebbe dovuto consegnare le chiavi di Milano alla principale autorità religiosa del popolo buddhista - come è già accaduto in altre città come Roma, Torino e Venezia - era stata firmata da tutti i capigruppo di maggioranza e opposizione.
Quella che sembrava una decisione già presa, insomma, si è trasformata in una clamorosa retromarcia. La mediazione su cui si è al lavoro, per preservare i rapporti con la Cina, è di archiviare il riconoscimento e di concedere a sua santità Tenzin Gyatso l'onore di partecipare a una seduta consiliare in cui potrà parlare alla città. ll problema? I timori, crescenti in aula, di possibili ripercussioni nei rapporti tra la città che ospiterà Expo e la Cina, che avrà uno dei padiglioni più importanti. Il racconto, sussurrato tra i banchi del consiglio, è quello di pressioni cinesi arrivate in piazza Scala anche attraverso richieste di incontri. Lo stesso console sarebbe stato visto varcare la soglia del municipio, diretto nell'ufficio del presidente Basilio Rizzo. E c'è anche chi racconta di un probabile interessamento della prefettura e, addirittura, della Farnesina.
La sospensiva è stata approvata con 16 voti a favore, 12 contrari e tre astenuti. Hanno dato voto contrario i consiglieri di Pdl, Lega, Fli e Milano al Centro, il radicale Marco Cappato e Mattia Calise del Movimento 5 Stelle, David Gentili del Pd. Astenuti il sindaco Giuliano Pisapia, il presidente del consiglio comunale Basilio Rizzo e Ruggero Gabbai, del Pd, presidente della commissione Expo. ---------------- Insomma il Consiglio, cioè il PD, per non scontentare la Cina ha accettato il ricatto e non inviterà più il Dalai Lama. Che vergogna.
Ma si sa, Milano è la città della moda. La Cina potrebbe, pensate un po', fermare alla frontiera i modelli di Armani, Prada, Dolce e Gabbana etc. Non viene in mente che la guerra si fa in due e che anche Milano potrebbe usare la mano forte con la comunità cinese, un po' troppo disinvolta fiscalmente e sindacalmente. |