L’ Hajouj, ovvero un basso di budello, legno e pelle, e il Doudouk strumento a fiato della tradizione armena (noto grazie a Djavan Gasparian) sono i due strumenti che danno il nome a questo interessante ensemble attivo da anni. Sei album e una carriera live molto rilevante per Loy Ehrlich, Steve Shehan, Didier Antonin Malherbe, tre musicisti dal passato illustre, tra cui spiccano molte collaborazioni con artisti world come Touré Kunda, Geoffrey Oriema ma anche di rilievo internazionale, come Peter Gabriel e Brian Eno. Ciò che poi stimola è la presenza di Didier Antonin Malherbe ex componente dei Gong. Musica etnica e jazz, una fusione spesso priva di emozioni forti, intrappolata dall’eccesso di tecnica e di prevedibilità, ma l’approccio quasi naif del trio sviluppa armonie e intrecci che evitano l’aridità di molte proposte del genere. Se ciò era già evidente nei dischi in studio, con il live “Baldamore” vengono a galla tutte le qualità del gruppo.
L’Hadouk Trio getta un ponte tra la musica colta e l’etnica, sfruttando la geometria del jazz. Le note si distendono creando suggestione. L’impeto delle radici etniche non copre gli spazi, mentre la musica diventa autonoma liberandosi dai canoni che rendono l’etno-jazz freddo e snob.
http://www.youtube.com/watch?v=jVR2JFPZhMs
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