>Quindi, considerare la situazione, far buon viso a cattivo gioco, lasciar perdere gli studi e imparare un mestiere, da esercitare a qualunque condizione e sicuramente un approccio pragmatico. Ma buona in senso assoluto, no. >
Condivido l'affermazione. Comunque imparare un mestiere non comporta automaticamente l'abbandono degli studi (come ho accennato, anch'io tempo addietro sono stato un lavoratore/studente), ma può essere un'occasione nel finalizzare meglio gli studi verso quelle attività, pur sempre importanti anche se definite volgarmente tecniche, in cui si è deciso di investire per un periodo economicamente difficile della propria vita, che poi può essere reindirizzato in presenza di migliori e più favorevoli situazioni economiche, che mi auguro si manifestino in un futuro relativamente vicino. L'interesse che alcuni giovani stanno dimostrando verso queste attività non certo difficili da imparare, dove l'offerta di lavoro è in questo momento ben più alta della domanda, è sicuramente positivo e degno di merito. E' del tutto evidente che queste scelte comportano dei sacrifici in termini di qualità della vita che comunque diversi giovani sono disposti ad affrontare. Questo è sicuramente il lato positivo che vedo nell'evolversi della crisi economica ancora in atto. Cito un piccolo esempio a noi vicino, la Galleria Borromea di Peschiera, dove alcune centinaia di giovani ragazzi/e hanno trovato un'opportunità di lavoro, prevalentemente come commessi nell'ambito del contratto del commercio, ma che devono sobbarcarsi turni giornalieri con sabati e numerose domeniche lavorative. E' evidente che questa non può essere per loro che una situazione transitoria in attesa di tempi migliori. |