Dopo, è cambiato in peggio. Una Juve, senza più stile. Ne è nata una nuova arroganza juventina che non è quella nobile di un tempo, cui l’Avvocato dava il tocco della sua classe, ma è plebea, provocatoria, pericolosa. Non c’è perciò da meravigliarsi se il giovane Matteo Gerbaudo, diciottenne ragazzo di Moncalieri, abbia insultato il pubblico napoletano al San Paolo nella finale di Coppa Italia Primavera fra Napoli e Juve. Perché così crescono i Marchisio, ventisettenne torinese, e i Gerbaudo di Moncalieri. Con questo razzismo strisciante, con questo senso di superiorità rabbiosa, così bene espressa negli atteggiamenti di Conte a bordo campo, con questa selvaggia cattiva educazione. Quella gentile persone che è Gianluca Pessotto, vice-direttore del settore giovanile della Juve, ha censurato Gerbaudo dicendo che “certi gesti non appartengono alla Juventus”.
Caro Pessotto, a questa Juventus sì!
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