La loro Storia....
Almamegretta ("anima migrante" in antico latino volgare): un nome scelto per rapresentare l'idea di un continuo spostamento da una cultura all'altra, di un eterno movimento alla ricerca della conoscenza, di una insofferenza nei confronti di ogni frontiera che limiti l'espansione delle coscienze.
Con il primo mini-CD composto da quattro brani, "Figli di Annibale", gli
Almamegretta, ovvero Raiss, Gennaro T, Paolo e D.RaD, si impongono nel 1992 all'attenzione del pubblico, della critica, e di tanti musicisti - tra gli altri Pino Daniele,
Litfiba, Lucio Dalla - che manifestano pubblicamente la propria stima nei loro confronti. Solo quattro brani (registrati in cinque giorni e in assoluta economia), "Figli di Annibale",
"Sanghe e anema", "'O bbuono e 'o malamente", "Pace", ma più che sufficienti a tracciare tutte le linee sulle quali si svilupperà la fortissima personalità del gruppo: dai contenuti, antirazzismo militante, la sofferenza e le tensioni dei popoli di tutti i Sud del mondo; all'uso del dialetto, esigenza di una immediatezza espressiva e di una teatralità che l'italiano non consentirebbe, insieme alla volontà di dimostrare non solo la possible ma felicissima integrazione di forme di espressione apparentemente lontane; alla musica, vero e proprio documento della contaminazione, manifesto della sperimentazione, forte affermazione ideologica di un principio di multietnicità basato sulla fusione delle musiche popolari del mondo e sulla rivisitazione delle loro tradizioni.
Musica nera e musica mediterranea, canto popolare che rimbalza dai Quartieri Spagnoli di Napoli alle moschee, ritmi ossessivi dell'Africa tribale che, dilatati elettronicamente, inducono ad una specie di trance ipnotica: questo il potente biglietto da visita degli ALMAMEGRETTA a cui segue, un anno dopo,
"Animamigrante", il primo vero album che indirizza decisamente la musica del gruppo verso la fusione della tradizione partenopea - espressa secondo i canoni di una vocalità classica che il gruppo acquisisce e rivendica come patrimonio personale - con il battito interetnico del reggae e del
funky. Una saldatura che rafforza l'idea di un concetto totalmente nuovo di musica popolare e delle tante strade percorribili in questa direzione. Nel 1994 pubblicano quindi
"Fattallà", un cd che contiene brani dal vivo e versioni remix di materiale già pubblicato ad eccezione di una particolare e quasi irriconoscibile versione di "Panama" di Ivano Fossati.
Nel 1995 segue "Sanacore", il secondo album di inediti, interamente prodotto dal gruppo e mixato da Adrian Sherwood all'On-U Sound Studio di Londra, che esalta la musica del gruppo verso un nuovo elemento, il
dub, ovvero verso l'essenzialità di una base ritmica resa profonda ed esageratamente esaltata dalle frequenze basse attraverso l'uso di echi,
reverberi, effetti.
"Mezzi tecnologici che nel dub non sono più accessori alla creatività del musicista" spiega
Raiss, "ma veri e propri strumenti che costruiscono una grammatica musicale molto semplice su una ossatura ritmica di base. Su questa base ci si può mettere di tutto, e noi ci abbiamo provato con le cose napoletane. Il dub per noi rappresenta un biglietto per salire su una nave che ti fa fare il giro del mondo". Molto più di un suono, dunque, ma un vero genere musicale che gli Almamegretta si trovano a rappresentare a pieno titolo e a livello internazionale quando - su invito degli inglesi Massive Attack - incidono una particolare versione del brano
"Karmacoma" che, in uno dei quattro remix realizzati, prende il nome di
"Tha Napoli Trip".
Le infinite strade percorse dagli Almamegretta ci portano a "Lingo", l'attesissimo
cd uscito il 29 gennaio 1998. Un'opera del mondo, perchè del mondo è figlia, un disco universale che è sintesi suprema dei suoni e dei sorprendenti, molteplici, indirizzi della nuova comunicazione planetaria. In Lingo (neologismo inglese per definire un idioma incomprensibile), non c'è più modo di distinguere punti di partenza e di arrivo, è impossibile sezionare i vari strati che si sono sedimentati via via nel tessuto di una musica che ha fatto dimenticare la sua origine per regalarci una esaltante
multi-identità. E' un tutt'uno: rap (liriche scritte da Julie Higgins, Dave
Watts, Dre Love), drum 'n' bass, reggae, dub, la chitarra di Pino Daniele, frammenti di un DNA vocale isolati su un vinile jurassico di Sergio Bruni, Nino D'Angelo, i bassi profondi delle corde toccate da Count Dubulah e Bill
Laswell, gli archi scritti da Pasquale Minieri e diretti da Tommaso Vittorini, il canto wolof di
Mamuur... "aggio girato pe' mille città:senza me fermà:a Londra, 'a Francia, 'a Spagna, "a Tunisia stongo casa mia ..." (da
"Rootz"). Parole di un'anima migrante, parola di Almamegretta
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