... Riprende la celebrazione dei propri miti musicali con la storia dei
Pink Floyd e le emozioni provate ascoltando la loro musica, ed e' sempre Gio che ci racconta...
(ndr - Isssio)
Era una calda estate del 1983, io avevo 12 anni e mio cugino ascoltava
alcuni pezzi di un gruppo che iniziava per Pink.
Mi ricordo in particolare quello per cui si esaltava: il suono di
un missile che, dopo il classico fischio, si schiantava ed esplodeva.
La musica era difficile per le mie orecchie che, a parte i Police e i
Dire Straits, non oso pensare a cosa fossero abituate.
Due anni dopo un mio amico mi registra una compilation di buona musica
e sul secondo lato non posso fare a meno di notare un caratteristico
stile di musica che scopro poi appartenere allo stesso gruppo che mi
era rimasto impresso per l'esplosione di un missile: i Pink Floyd.
La musica mi piaceva molto ma, in quel momento, avevo Bruce
Springsteen nel cuore cosi' la maggior parte del tempo ascoltavo solo
una cosa: il Boss.
Tornato in Italia (sono stato un paio d'anni in Tunisia) compro, nel
dicembre del 1987, "A momentary lapse of reason" (il mio primo CD in
assoluto) ed e' subito amore. Mi faccio prestare dischi e bootleg e mi
faccio una cultura su questo splendido gruppo. Tra questi dischi c'e'
"The final cut" e il suono di un missile che esplodeva mi riporta
subito all'estate di qualche anno prima: "allora si chiamavano Pink Floyd! ecco come si chiamavano!".
Iniziai a comprarmi la discografia completa investendo cosi' tutta la
mia paghetta settimanale.
Ascoltare i Pink Floyd era come inziare un viaggio e come tale aveva
bisogno di una vera e propria cerimonia di preparazione che portava al
distacco dal resto del mondo per una piu' profonda immersione nella
musica.
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