>C'è il livello di socializzazione che la gente vuole tenere, poco o tanto che sia. La stessa che terrebbe in qualsiasi altro luogo pubblico, probabilmente. > >
Non credo. La piazza davanti ad una chiesa di una qualunque città italiana raggruppa gente che appartiene allo stesso territorio, ne condivide i problemi, nutre aspettative simili, e vive vicina. Magari frequenta il bar gestito dal proprietario e si attarda sui tavolini a chiaccherare o a guardare le gente che passa. Condizioni che facilitano gi scambi e la comunicazione. Le persone che frequentano i centri commerciali arrivano da lontano, con l'automobile, spesso con la motivazione legata a una necessità di acquisto di beni, sostanzialmente eterogenee e su un territorio privato: casualmente si incontrano tra una proposta commerciale e l'altra, ma spesso si sfiorano senza volontà di conoscersi, talvolta in competizione tra loro nella fila alle casse o nella folla convulsa che accede ai negozi o ai fast food. Anche se frequento i centri commerciali ritengo siano uno dei luoghi più tristi per socializzare e mi dà fastidio pensare che per molti adolescenti sia rimasto soprattutto questo e facebook. Il pensiero che l'amicizia sia legata soprattutto a un modello di business mi irrita.
RecSando
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