Mi trovavo domenica a conversare con degli amici che provenivano dalla provincia terremotata di Ferrara. Si stupivano della ricchezza della nostra campagna, verdeggiante e solcata da corsi d'acqua, lussureggiante nei boschi e nei prati. Un'area nata per essere coltivata, per dare concretamente "da mangiare" a tante persone, e anche oggi per offrire prodotti di qualità secondo la filosofia del chilometro zero. "Già, ma questi prodotti spesso hanno costi superiori a quelli del supermercato", disse un mio amico della zona. "Non sono convenienti, e anche se i pomodori vengono dall'Olanda, le zucchine dal Belgio, e non sanno di niente, e hanno un costo energetico superiore per trasporto e conservazione, perlomeno risultano più accessibili a chi ha meno soldi". "Per ora", risposi io. "In un futuro, quando avremo cemento ovunque sotto i piedi, e l'energia costerà più cara di oggi, non avremo alternative. E dovremo mangiare i pomodori dall'olanda, insapori e pure costosi." Già. Mio nonno aveva pochi soldi in tasca ma un orto a Chiaravalle. Una bici per arrivarci, un po' di lavoro, e c'era da mangiare qualcosa di buono e di fresco sulla tavola. Una bella ricchezza.
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