Questo è il primo album dei Paradise Lost, ed è anche l'unico di genere "Death" che il gruppo ha inciso.
"Lost Paradise" è comunque un buon album, che mostra già un tentativo di evoluzione della band, che cerca di uscire dalle regole del "Death" per cercare nuove sonorità, creando un suono molto originale.
Le canzoni da non perdere sono "Deadly Inner Sense", "Paradise Lost", "Rotting Misery" e "Lost Paradise".
Inoltre conviene ascoltare "Breeding Fear", brano arricchito da una voce femminile (Kay Field), a dimostrare la grande fantasia e abilità compositiva del gruppo.
Insomma, i Paradise Lost esordiscono bene, e ci lasciano un lavoro creativo e deciso, che ci potrà aiutare a capire alcuni aspetti degli altri album.
"Gothic" è uno degli album più belli del gruppo, ma è anche il simbolo della loro svolta; nato a basso costo ha creato un genere e ha consolidato l'immagine di un gruppo.
Il disco presenta ancora sonorità pesantucce, che però appaiono ora più melodiche e sciolte.
I Paradise Lost seminano in questo lavoro i loro futuri successi, ma lasciano le direttive essenziali anche per altri gruppi che nasceranno.
Le canzoni appaiono ora più vive e accattivanti, e riescono a lasciare ottime sensazioni, anche grazie al supporto, in alcuni brani, di Sarah Marrion, che con la sua stupenda voce si alterna alla potenza di Nick, ma senza essere sottomessa.
"Gothic", "Eternal" e "The Painless" sono dei veri e propri capolavori, indelebili nel tempo; "Eternal" è addirittura diventata il manifesto di questi primi anni del gruppo.
Ma meritano certamente l'ascolto anche "Angel Tears" e "Desolate", e anche tutte le altre canzoni dell'album.
I Paradise Lost sono capaci di evolversi, e ne sono consapevoli, e per ciò ci consegnano un disco molto maturo ed espressivo, destinato a rimanere immortale nel tempo.
PARADISE LOST: "SHADES OF GOD" (Music For Nations, 1992)
1. Mortals Watch The Day.
2. Crying For Eternity.
3. Embraced.
4. Daylight Torn.
5. Pity The Sadness.
6. No Forgiveness.
7. Your Hand In Mine.
8. The Word Made Flesh.
9. As I Die.
Terzo lavoro della band, che si distacca ormai dalle vecchie sonorità death e crea un album che ci dimostra ancora una volta la continua evoluzione della band inglese. Sparisce il supporto delle voci femminili, e i riff di chitarra sono sempre più gothic.
I Paradise Lost ci presentano in questo album la mitica "As I Die", una delle più belle canzoni del gruppo, destinata a rimanere impressa nella storia del gothic.
Meritano l'ascolto anche "Mortals Watch The Day", "Crying For Eternity", "Pity The Sadness", "No Forgiveness" e "Your Hand In Mine".
Con questo lavoro finisce il primo periodo della band, caratterizzato da una continua e rapida evoluzione; i Paradise Lost sono ormai un gruppo, una band concreta della scena gothic.
Arriva finalmente "Icon", il disco che, insieme a "Draconian Times", sarà considerato il futuro del metal e un valido punto di riferito dalla critica. Personalmente io ritengo Icon e Draconian Times i due dischi più belli del gruppo, due grandi capolavori.
"Icon" presenta sonorità innovative, riff rivoluzionari che si combinano in maniera congeniale.
La canzone di apertura, "Embers fire", ha un sapore di decadenza e potenza allo stesso tempo.
Seguono altre ottime canzoni, "Remembrance", "Dying Freedom", "Widow", "True Belief", dai riff pieni di una "triste rabbia".
"Christendom" e "Deus Misereatur" hanno un ritmo meno incalzante, e sono in grado di creare un'atmosfera mistica notevole.
L'album dimostra quindi l'ennesima evoluzione dei Paradise Lost, la loro capacità di mettersi in gioco continuamente, senza però compromettere il lavoro finale; sarà anche l'ultimo disco con Matthew Archer alla batteria: vorrei che ciò non fosse dimenticato perché ha scritto molte pagine della storia dei Paradise Lost.
"Icon" è il primo lato del futuro del metal, dell'apice del gothic...scoprite il secondo con Draconian Times.
PARADISE LOST: "DRACONIAN TIMES" (Music For Nations, 1995)
1. Enchantment.
2. Hallowed Land.
3. The Last Time.
4. Forever Failure.
5. Once Solemn.
6. Shadowkings.
7. Elusive Cure.
8. Yearn For Change.
9. Shades Of God.
10. Hands Of Reason.
11. I See Your Face.
12. Jaded.
Ed eccoci, secondo la mia opinione, al miglior album dei Paradise Lost. C'è il nuovo batterista, Lee Morris, e c'è un sound stupendo dell band: pulito, efficace, malinconico ma rabbioso...stupendo.
La canzone migliore è secondo me "I see your face", ma anche tutte le altre meritano.
E poi, il libretto ha delle immagini eccezionali, stupende, giochi di colori e foto che creano un'atmosfera magica, incantata, surreale.
Dovrei usare un serbatoio di altri aggettivi per descrivere questo album, ma in una sola parola ecco il mio consiglio: compratelo, ascoltatelo, ascoltatelo, ascoltatelo....
PARADISE LOST: "ONE SECOND" (Music For Nations, 1997)
1. One Second.
2. Say Just Words.
3. Lydia.
4. Mercy.
5. Soul Courageous.
6. Another Day.
7. The Sufferer.
8. This Cold Life.
9. Blood Of Another.
10. Disappear.
11. Sane.
12. Take Me Down.
One Second è stato l'album della svolta dei Paradie Lost. Scompaiono quasi del tutto le disorsioni e i capelli lunghi, mentre hanno sempre più spazio tastiere e una voce "pulita" di Nick.
One Second: o si ama o si odia. La maggior parte dei fans lo odia, altri lo amano.
Io, cercando di mantenere un atteggiamento distaccato, promuovo a metà l'album e vi consiglio vivamente l'ascolto di "One Second", "Say Just Words", "Mercy", "Another Day", "Blood Of Another".
Quest'album lo consiglio molto ai neofiti metallari.
PARADISE LOST "REFLECTION" (1998, Music For Nations)
1. Say Just Words.
2. Hallowed Land.
3. True Belief.
4. Pity The Sadness.
5. Eternal.
6. Forever Failure (Remix).
7. Gothic.
8. One Second.
9. Rotting Misery (In Dub).
10. The Last Time.
11. Mercy.
12. Widow.
13. Embers Fire.
14. As I Die.
15. Soul Courageous (Live).
16. Blood Of Another (Live).
17. As I Die (Live).
Che dire di Reflection...è una discreta raccolta (si poteva fare di meglio), si ascolta volentieri.
Meritano molto i tre brani live; "As I Die", live, è rivista in modo diverso, ben lontano dalle atmosfere cupe di Shades Of God, atmosfere che (purtroppo) non torneranno più, almeno da parte dei Paradise Lost.
E' comunque il Cd ideale per i novizi, per chi vuole avere un'idea generale del gruppo...ma vi assicuro che i Paradise Lost sono 10 volte meglio di quel che Reflection ha cercato di trasmetterci.
PARADISE LOST "HOST" (1999, EMI)
1. So Much Is Lost.
2. Nothing Sacred.
3. In All Honesty.
4. Harbour.
5. Ordinary Days.
6. It's Too Late.
7. Permanent Solution.
8. Behind The Grey.
9. Wreck.
10. Made The Same.
11. Deep.
12. Year Of Summer.
13. Host.
Host..Internet..il mondo del 2000..un nuovo contratto...un addio al gothic..
Queste parole descrivono in sintesi cosa è successo ai Paradise Lost..
Ma vediamo tutto con ordine...
Durante l'Estate del '98 giunge notizia di un passaggio del gruppo dalla casa discografica "Music For Nations" alla rinomata "EMI".
La MFN pubblica così Reflection e il box di singoli, per attenersi al contratto stipulato con la band.
Giugno '99: esce Host, un album che ha segnato, senza fallo, l'ennesima evoluzione (o ammosciamento) del gruppo, che, indubbiamente influenzato dalla casa discografica (non penso che la EMI avrebbe mai pubblicato album come "Lost Paradise" o "Gothic"), la band sforna un album ormai praticamente privo di distorsioni, dominato dall'onnipresenza delle tastiere, e con una voce pulitissima.
A me piace considerare quest'album come Load, Reload dei Metallica: album di un'altra band che non conosco, non album dei Paradise Lost, sì, quel gruppo che scrisse canzoni come "I see your face" o "As I Die"....
Dove sono finiti i Paradise Lost? Un consiglio: non cercateli nel loro nuovo "Host"....
E' comunque, tecnicamente parlando, un buon album, solo che, se almeno "One Second" aveva ancora qualche pizzico della farina del loro sacco, "Host" non è un album da "Paradise Lost".
Comprate a vostro rischio.