La
coltivazione dell’olivo
La
coltivazione dell’olivo è
circoscritta alla sola area
Mediterranea, che con la sua
produzione di olio ricavato dalle
drupe di olivo, dal sapore ottimale
è certamente, in proporzione, una
minima parte dell’olio che circola
nel Mondo.
La
qualità dell’olio si costituisce
nel terreno, che deve avere
caratteristiche ideali ed è molto
importante la sua esposizione a sud
e la assoluta necessità di venti
che soffiano dal mare. La pianta
dell’ulivo gradisce un clima
temperato, la luce solare e fresco
umido di notte.
Parlare
oggi di olio di oliva è assai
facile. Molti articoli, siti
Internet, monografie illustrano le
preclare virtù dell’ulivo in
tutte le sue sfaccettature: dagli
eccelsi significati religiosi,
allegorici del mondo antico e
mitico, fino ai simboli usati ai
giorni nostri. Se vogliamo parlare
d’olio dal punto di vista del
grande "business", che
c’è dietro, rappresenta un così
grande affare economico, che non può
evitare di suscitare nell’uomo
cattivi pensieri e facili
speculazioni.
L’informazione
legislativa e giornalistica certe
volte è fuorviata da interessi
particolari. Se l’olio di oliva
non è sparito dalla circolazione,
non è tutto merito degli uomini, ma
della capacità di resistenza di
questo meraviglioso albero. Lo
scempio che non poté la natura fu
quasi messo in pratica dagli uomini
con la disinformazione e peggio
ancora la superficialità, che sono
gli scoraggianti devastatori di ogni
cosa. Non dimentichiamo i
conquistatori industriali
dell’olio di semi, ben organizzati
e determinati a sottoporre al
mercato, con tutti i mezzi i loro
prodotti, reclamizzandoli a
martello. Sono riusciti a cambiare
certe buone antiche abitudini.
Quando
per legge venne sancito, che per
indicare l’olio, ottenuto
semplicemente dalla spremitura delle
olive, si doveva chiamarlo:
"olio extra vergine di
oliva" si sono scatenati i
sofisticatori, con la complicità
delle etichette. Quel tipo di
olio, che deve avere un’acidità
oleica, inferiore all’uno per
cento. Ma, anche qui, parecchi
laboratori si sono dati un gran da
fare, a rettificare, anche i
peggiori, e pure ciò che non aveva
niente a che fare con le olive,
diventava extra vergine.
A
questo proposito è bene ricordare
che, dopo una relazione di analisi,
fatta in un serio laboratorio, in
riferimento all’acido oleico, per
garantire che non sia stata
effettuata nessuna rettifica,
bisognerebbe allegare la curva di
assorbimento ai raggi UV. Il
diagramma di questi risultati
analitici deve apparire lineare.
Spesso, il consumatore viene
ingannato dal complesso linguaggio
delle etichette, voluto tale da una
legislazione lasciva, che viene
applicata da abili speculatori.
Per
finire, chi compra deve sapere cosa
c’è dentro la bottiglia e con i
regolamenti comunitari dovrebbe
essere "facile" decifrare
le sigle e i codici nelle etichette.
Un
olio non manipolato, non
rettificato, non miscelato e
prodotto soltanto con la semplice
spremitura a freddo delle olive,
raccolte secondo l’antica regola,
deve avere una bassa acidità per
essere digeribile, un buon profumo e
un gradevole retrogusto. Deve
essere, soprattutto, sincero.
Ma
quanto di questo olio è realmente
in circolazione?
Buonissimo.org
è in grado di farvelo sapere,
auguro a tutti una buona navigazione
ed una sana alimentazione!
Massimiliano
Li Bassi
www.oliolibassi.it
+39
(0)924 954574
<-
INDIETRO
|