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Big Numbers
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<s> Alan Moore, <a> Bill Sienkiewicz, <e> Mad Love Publishing [1990]
Doveva essere il progetto di Alan Moore, un lavoro delineato con la solita precisione ma aperto ad essere modificato secondo le esigenze. La serie e'stata interrotta con l'uscita del secondo volume (ne erano programmati 12) per motivi non troppo chiari. Si sa che "Sienkiewicz ha giocato un ruolo determinante nell'affondamento di questo progetto" come mi ha detto Steve Bissette ma il resto e' pura speculazione.
Lo scopo di questa serie era di dare alla gente una diversa gamma di opzioni, fa parte della funzione politica che ha per lui l'arte. Per lui l'arte e' qualcosa che cambia il modo in cui vedi il mondo, ha una funzione molto pratica, la deve avere in un mondo come il nostro che e' cosi' mutevole, ha un significato concreto, non e' divertimento puro, e' un qualcosa che deve comunicare uno stato della mente.
Big Numbers parte da una comunita' di persone si potrebbe dire "danneggiate" nell'89 in Inghilterra, come dice lui stesso "Abbiamo avuto dieci di governo della Thatcher e un secolo di tutti quelli prima di lei, siamo tutti danneggiati ! Questo e' il ventesimo secolo, questa e' la condizione umana, niente di nuovo, lo sappiamo gia'". Il concetto di base che siamo tutti colpevoli come esseri umani e che facciamo tutti parte dello stesso processo. Il suo scopo doveva essere quello di dare un' approccio costruttivo al caos che ci circonda. Il titolo e' veramente adatto: tutto il nostro mondo governato dai numeri, da diversi ordini matematici , in fondo noi siamo dei numeri, solo che non ce ne rendiamo veramente conto e cosi', sparsi per tutto il libro, ci sono orari dei treni, numeri del telefono, dosaggi degli ingredienti ecc.
Era un libro in continua evoluzione che sfidava le ferree leggi della caratterizzazione un dei mali dell'industria dei fumetti, cioe' il poter definire un personaggio in poco meno di 10 righe, lui arriva all'antitesi di tutto cio', i suoi personaggi sono difficili da capire, non li si puo' definire e ingabbiare in certe definizioni perche' certi comportamenti che possono avere all'inizio vengono modificati radicalmente dopo per darci una visione delle persone per quello che sono: complesse e imprevedibili fino alla fine.
Voleva anche di raggiungere un livello di complessita' tale da non dover piu' usare le didascalie, i "thought balloons", nessuna spiegazione, solo quello che queste persone dicono e fanno.
Gli ci sono voluti due anni per pianificarlo e prepararlo, la storia l'aveva grosso modo schematizzata su un foglio A1, ci sono 40 personaggi e 12 capitoli per un totale di 480 riquadri con ognuno una breve spiegazione di quello che il dato personaggio doveva dire o fare nel dato capitolo.
I suoi script sono dei minuziosi cataloghi di prosa che emanano in maniera compulsiva ogni dettaglio dei suoi mondi di finzione solo che con Big Numbers era persino riuscito a superare se stesso la sceneggiatura era incredibile nella sua specificita' e precisione, a volte c'erano cosi' tante cose in un solo pannello che spesso doveva schizzare la scena prima di darla a Sienkiewicz per spiegargli meglio quello che si doveva vedere.
Il suo scopo era di togliere un po' del rumore intorno a noi, dar un certo senso di importanza alle persone far vedere che quello che fanno ha delle ripercussioni su tutto quello che ci circonda e per far capire questo ricorre a un concetto che lo ha affascinato molto: la teoria del caos che si basa sui principi matematici dei frattali e di come questa teoria, che ai tempi in cui scriveva il libro era ancora molto inesplorata, possa spiegare molte cose del mondo attorno a noi. La sfida era rappresentare il caos con chiarezza (cosa che a prima vista poteva sembrare un controsenso) e arrivare a rappresentare la storia con un struttura "nascosta" che era come l'espressione di uno schema sottostante che veniva rivelato man mano che la lettura procedeva (come l'utilizzo di particolari immagini all'inizio di ogni capitolo : la tazza con la macchia di latte all'interno a simboleggiare i "frattali nel the" e far vedere cosi' l'enorme portata di quella nuova branca della matematica). |
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