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Sin City

<s>,<a> Frank Miller, <e> Dark Horse [1992]

Con questo fumetto Miller torna a un suo vecchio amore, l'atmosfera noir anni '40. C'e' da dire che lo fa in grande stile, i primi due cicli di Sin City sono estremamente ben fatti e catturano appieno il "feeling" di quell'epoca aggiungendoci quel qualcosa che lo rende appetibile a un pubblico moderno.
Storie dure come un pugno nello stomaco, scritte nella migliore tradizione hardboiled e disegnate con uno stile che si rifa' molto ai fumetti "neri", dagli anni'50 in poi, strizzando un'occhio ad autentici innovatori del genere come Steranko.
Le storie si svolgono a Sin City (abbreviazione di Basin City) autentico ritrovo di tutte le bassezze umane, e in questo contesto si muovono dei personaggi che sono gli autentici reietti della societa' e si muovono ai suoi margini occasionalmente vincendo o molto piu' spesso venendo risucchiati da essa.
Una delle peculiarita' di queste storie e' che non c'e' un filo temporale lineare che le collega di uscita in uscita, personaggi che muoiono all'inizio di una storia possono tornare come protagonisti nella storia successiva, il tutto perche' l'autore deliberatamente non vuole collegare linearmente le storie, Marv che viene giustiziato sulla sedia elettrica nella prima serie, lo ritroviamo in una breve scena nel ciclo successivo.
Devo dire che io mi sono un po' perso, credo che ormai siamo al settimo ciclo, le storie le ho apprezzate molto alla prima lettura, soddisfano molto il bisogno del lettore per una storia che ci faccia dimenticare per un po' la nostra realta' e in questo Miller e' un maestro, dove credo che il tutto faccia un po' acqua e' sul lungo periodo: le storie non resistono molto a delle letture successive e se vogliamo non c'e' molta profondita'.
Il punto forte e' l'arte: erano anni che non si vedeva Miller in cosi' gran forma, le tavole sono semplicemente splendide nella loro pulizia e precisione sia nella tavola che nel modo di costruire il layout della pagina. Tutto in bianco e nero, senza grigi e mezzitoni, per lui e' tutto nettamente separato, a volte le immagini sono quasi del tutto nere e a volte affogano nel bianco. E' come se volesse vedere quanto puo' lasciare fuori artisticamente mantenendo la funzione narrativa. Semplifica e purifica le immagini, vuole vedere quanto significato puo' essere intuito e quanto puo' essere omesso senza compromettere la lettura. Studia il bianco e nero creando illusori giochi di luce che a priam vista sembrano reali e in uno dei cicli semplifica ulteriormente lasciando fuori il testo.
Da anni viene pubblicato anche in Italia.
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