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From Hell

<s> Alan Moore, <a> Eddie Campbell, <e> Spiderbaby Grafix/Tundra/Kitchen Sink 

"E' mia convinzione che se si taglia in una cosa abbastanza a fondo, se le incisioni sono precise e persistenti e condotte metodicamente allora puoi rivelare non solo il funzionamento interiore della cosa ma anche il SIGNIFICATO dietro quel funzionamento. Questa convinzione e' stata divisa anche dal personaggio storico la cui vita e' centrale in From Hell anche se forse le sue convinzioni sono state espresse in un modo piu' ampio delle mie. Da parte mia io sono interessato a sezionare ed esaminare il cadavere ancora caldo della Storia stessa. In alcuni dei miei momenti piu' bui ho sospettato che questo fosse anche la sua preoccupazione principale.
From Hell e' l'autopsia di un fatto storico usando la fiction come bisturi."
Dall' introduzione alla prima edizione apparsa su Taboo
Con From Hell Moore e Campbell si sono trovati interessati nell'omicidio e volevano fare una documentazione di un delitto da una prospettiva inusuale, preso come un fatto eccezionale che tocca le vite delle persone intorno.
A loro non importa chi fosse Jack The Ripper lui parte dal fatto che i libri di storia non contengono la verita', e' solo qualcuno che impone uno schema, la propria visione delle cose agli altri, finche' le cose funzionano va bene, altrimenti si aggiustano le nostre nozioni, cosa che e' stata fatta innumerevoli volte.
E' fiction, e' un'evento piccolo ma che e' stato enorme nelle sue proporzioni storiche. Lui dice che bisogna esaminare tutti i fili che escono da quell'evento, c'e' stata una piccola apocalisse in miniatura che ha prefigurato la piu' grossa che doveva ancora venire.
Secondo lui la fine del diciannovesimo secolo e' stata importantissima perche' in quel breve lasso di tempo avvennero tutta una serie di fatti che avrebbero avuto una serie di ripercussioni sul nostro tempo, la Francia che invade l'Indocina (fatto che in un certo senso porto' al conflitto in Vietnam), gli esperimenti di Mitchelson e Morley, che portarono alla teoria della relativita' e successivamente alla bomba atomica, i primi seri problemi col fondamentalismo islamico, in Inghilterra il voto era appena stato dato alle masse, l'antisemitismo incominciava a fare presa sulla popolazione ecc. La fine del diciannovesimo ha gia' in se' il seme che germogliera' nel nostro di secolo e il 1888 e' stato l'anno che riassume il diciannovesimo secolo.
Non e' un giallo, non c'e' da scoprire alcun colpevole, lui lo da gia' per scontato: sir William Withey Gull, medico personale della regina e persona potentissima al tempo, affiliato alla massoneria e persona dotata di un'intelligenza e di uno spirito critico veramente unici.
Non gli interessa fare una storia uguale a decine che l'hanno preceduto, infatti per arrivare al primo omicidio ci vogliono piu' di cento pagine e ne occorrono ancora altrettante dall'ultimo alla fine dell'opera. 
Quello che vuole lui e' analizzare le cause che eventualmente portarono agli omicidi di Whitechapel e le ripercussioni che ancora adesso si fanno sentire. Vuol far vedere di come l'assassino ottenne il suo nome "per cortesia della stampa londinese", di come quest'ultima contribui' ad aumentare il panico e l'isteria di massa e di come lui in un certo modo fosse il primo e detto' cosi' certi schemi che riecheggiano ancora oggi.
Probabilmente come autore e' stato l'unico a dare una dignita' alle cinque donne uccise, cosa che non e' stata fatta in nessuna delle opere dedicata a Jack , sono state ammazzate ma nessuno ci ha mai dato importanza, eppure loro "sono le uniche persone reali nella storia, l'unica cosa che si sa per certo" infatti e' significativa la dedica all'inizio al primo capitolo: 
"Il libro e' dedicato a Polly Nichols, Annie Chapman, Liz Stride, Kate Eddowes e Marie Jane Kelly, voi e la vostra scomparsa, solo di questo siamo certi, buonanotte signore."
E' un lavoro denso, pesante ed enorme nella sua portata storica, sociale, psicologica ed artistica, una sfida perche' si e' trovato a dover dire qualcosa di nuovo su un qualcosa che e' stato sviscerato da innumerevoli libri e film. Specialmente il decimo capitolo il quale fa vedere l'ultimo omicidio, quello di Mary Kelly e il fatto che l'omicida si sia trovato con lei per due ore nella stessa stanza, la sfida era far vedere cosa avrebbe fatto una tale persona chiusa con la vittima per due ore, che cosa puo' pensare una persona intenta a sezionare un corpo per tutto quel tempo. Non si sarebbe messa a parlare da sola, avrebbe emesso qualche grugnito ogni tanto mentre lavorava sul corpo della vittima eppure lo scrittore riesce a calamitare l'attenzione del lettore per tutta la lettura anche se si sa gia' quello che successe e la descrizione e' talmente agghiacciante che quando la racconto' a parole al suo amico NEIL GAIMAN quest'ultimo quasi svenne.
Diciamolo pure: e' un capolavoro che non teme il confronto con un qualsiasi lavoro di letteratura e la cui portata e ripercussioni saranno ancora da stabilire.
È una lettura molto difficile e i disegni di Campbell non aiutano il lettore, sono delle illustrazioni magnifiche come nel secondo volume (una "gita turistica" alla scoperta della magia Londra e delle motivazioni del protagonista), l'informazione e' tutta lì solo che il lettore ci deve "lavorare" molto per ottenere qualcosa, non è data nel modo più semplice .
Alla fine di ogni volumetto c'e' un'appendice, una "mostruosita'" come la definisce lui, in cui spiega le sue scelte pagina per pagina, inquadratura per inquadratura in fatto di dialoghi e situazioni, di come tutto quello che ha scritto, a parte la maggior parte dei dialoghi ma anche questi a volte sono autentici, sono fatti realmente accaduti o in ogni caso fatti che non contrastano con tutte le storie uscite finora. Ogni pannello ha la sua spiegazione e mette anche tutti (o quasi) i libri che ha usato per le ricerche e sono decine e decine di romanzi, biografie, racconti e saggi. Il linguaggio usato nell'appendice da un'idea di Moore come scrittore, e' molto piu' abbondante e pieno di atmosfera della sceneggiatura e la sua ricchezza contrasta incredibilmente con il tono "essenziale" del fumetto.
Eddie Campbell
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