|
<s> Neil Gaiman, <a> Dave McKean, <e> DC/vertigo [1994]
Gaiman ha scritto la prima stesura nel '92 ed e' secondo lui il piu' lungo e difficile pezzo che abbia mai scritto ed e' l'unico lavoro che di cui si senta completamente soddisfatto, cosa per lui un po' inusuale.
"Normalmente la mia attitudine verso qualcosa che ho finito e' in un modo o l'altro di insoddisfazione, guardarlo e sapere che poteva essere fatto meglio. Con Mr. Punch no, non sento il bisogno di darlo a qualcuno con delle scuse, cosa che faccio spesso... McKEAN e' invisibile, per questo lavoro ha inventato un nuovo modo di fare arte e' tutto completamente al servizio della storia, non ti fermi e dici, oh che bel collage, lo vedi e pensi che e' perfettamente appropriato per quello che stai leggendo al momento. E' genuinamente un'impressione sinestetica".
Gaiman inizia come giornalista e lo si vede dal fatto che le frasi individuali sono come subordinate al lavoro nella sua interezza, anche McKean si adatta gia' dall'inizio con delle foto che danno degli indizi cruciali sulla storia. Piatte descrizioni di eventi fanno strada a osservazioni piu' complesse e dettagli apparentemente insignificanti si collegano con altri per assumere nuovi significati nel contesto del lavoro intero. C'e' il fascino di Gaiman per il passato e la sua incapacita' di rappresentarlo se non come essenze.
Mr. Punch esplora le circostanze attraverso le quali il linguaggio e certi fatti vengono via via falsificati o restano fedeli alla memoria e di come gli adulti sostituiscano con parole "false" le memorie "vere" dei bambini.
La precarieta' della vita e la strana ed effimera permanenza della magia dell'arte sono due temi fondamentali in Mr. Punch.
La trama e' strutturata come una serie di temi che continuano a sovrapporsi con crescente complessita', ognuno variazione dell'altro.
Si potrebbe dire che la storia parte da dove era finito VIOLENT CASES, anche qui' e' un giovane Neil che narra in prima persona certi avvenimenti (veri, falsi, che importa?) della sua vita, di come il nonno possedeva una specie di sala giochi in un paese di mare, dei strani affari che intercorrevano tra il nonno, lo zio di Neil (uno strano gobbo che fornisce uno dei pezzi piu' curiosi dell'intera storia, nessuno della sua famiglia si ricorda di come lo sia diventato e tutti ne danno la propria versione apparentemente corretta) e una strana ragazza che faceva la sirenetta in un padiglione della sala giochi, di
come un bizzarro burattinaio ambulante faccia capire al giovane Neil la magia semplice e primordiale delle rappresentazioni di burattini e della violenza della storia di Punch e Judy, una violenza "mascherata" che fa da metafora alla vera violenza della storia.
Si nota subito il cambiamento di stile di McKean, il passaggio (gia' visto nella sua serie CAGES) a una specie di espressionismo influenzato da Schiele e Klimt.
Al contrario di SIGNAL TO NOISE dove usava diverse tecniche, McKean sceglie un'approccio piu' uniforme e compatto e a guardare bene sembra quasi misurato come per una specie di rispetto verso i temi trattati da Gaiman. In particolare la visita finale al nonno, rappresentata anche all'inizio, resa da delle foto sfuocate a significare l'impermanenza delle memorie e il fatto che certi particolari, come i visi, svaniscono pian piano dalla nostra mente e di conseguenza il bisogno dello scrittore di mettere tutto giu' sulla carta e di riestituirle cosi' quelle verita' che il nonno non voleva dirgli e che lo spettacolo di Punch nella sua semplicita' non poteva fornirgli. |
|