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<s> Neil
Gaiman, <a> Dave McKean, <e> Kitchen Sink/Tundra [1991] pubblicato per la prima volta in Inghilterra dalla Titan Books & Escape Editions [10/87].
"Negli ultimi quaranta o cinquanta anni i fumetti hanno tirato avanti senza abbandonare sostanzialmente la loro infanzia o procedendo comunque a passo cosi' lento, in
realta', da far ritenere destinata a durare per sempre questa sua infanzia. Anche quando l'infante mostrava segni promettenti di
precocita', o addirittura di genialita', il suo procedere fisico non e' parso mai andare oltre lo stadio in cui si cammina carponi. Inerzia e pigrizia hanno spesso finito per occultare il suo lento e talvolta doloroso processo di maturazione.
Chi tra noi era incaricato di sorvegliare il bambinello era tanto rassegnato al suo stato eterno e immutabile d'una piagnucolante immaturita' che perfino quando i primi bitorzoli, i primi peli e le prime secrezioni ghiandolari cominciavano a far sentire la loro presenza ignorava in fondo quello che stava accadendo effettivamente. Poi un bel giorno, come un fulmine a ciel sereno... Bang! E' la
puberta'! Da quel momento i fumetti sono cambiati tanto in fretta che a malapena riconosciamo il bimbetto dal naso a patata. Al suo posto c'e' invece un essere foruncoloso e goffo, che fa un sacco di domande imbarazzate e imbarazzanti su sesso e politica, mentre sfoggia abitudini e comportamenti inediti e si veste di colori che nessuno dopo i venticinque anni puo' avere il coraggio di portare impunemente. Le sue espressioni svariano dalla volgarita' insopportabile a certe formulazioni innegabilmente brillanti e sebbene la presunzione di se' possa apparire irritante e' pur sempre possibile cogliere barlumi della persona adulta fiduciosa di se' e affascinante a cui tende con fatica e lotta tenace.
Improvvisamente travolti dall'adolescenza turbolenta di un genere artistico, quelli tra noi che sono impegnati oggi nel mezzo di espressione in questione trovano che gli avvenimenti stanno accadendo troppo in fretta perche' se ne possano trarre conclusioni logiche e coerenti. Che i critici, il pubblico e gli stessi creatori stiano prendendo i fumetti piu' seriamente pare ormai fuori dubbio. I fumetti cominciano a essere considerati una forma d'arte vitale e stimolante, ricca di possibilita' inesplorate e di potenzialita' nascoste. Di conseguenza, nuovi talenti che in altre circostanze potrebbero facilmente venir dirottati sul cinema, le arti visive o la letteratura cominciano a farsi strada nel settore e ad arricchirlo in maniera consistente con la loro presenza. Oggi i creatori di fumetti non hanno piu' bisogno di piegarsi alle richieste dell'industria e del mercato dei supereroi. Oggi possono esplorare idee nuove, nuovi stili forti della consapevolezza che esistono lettori disposti a sostenerli. I frutti di tale situazione propizia stanno appena cominciando a maturare e presumibilmente il raccolto sara' buono...
"Violent Cases" venne alla luce in un primo momento come racconto ideato dallo scrittore Neil Gaiman per il
"Milford Science Fiction Writers' Workshop" . avrebbe potuto benissimo concludere cosi' la sua esistenza, non fosse stato per l'inattesa ma felicissima fusione dei talenti indiscutibili di Gaiman con quelli del notevolissimo disegnatore Dave
McKean.
McKean, tanto per fare un ovvio confronto, si e' ispirato, nella sostanziale natura eclettica della sua opera, allo stile di Bill
Sienkiewicz. Ma questo facile accostamento non puo' impedirci di vedere come ogni altra componente nell'opera di McKean sia puro Dave
McKean... e con cio' intendo l'immaginazione, l'effetto graico, l'alta cifra stilistica della materia trattata. Oltre al suo talento McKean e' indubbiamente favorito dalla sua collaborazione con Neil
Gaiman. Benche' proveniente da un ambito diverso da quello dei fumetti, Gaiman e' scrittore con qualche anno di esperienza e sa fondere un senso della narrativa sicuro e lucidissimo con una sensibilita' tanto eclettica quanto quella del coautore. Siamo in presenza di uno scrittore consapevole di quel che accade nel campo piu' ampio della letteratura al di la' dei confini del fumetto. Gaiman e' riuscito a creare un'opera discreta ma ambiziosa che, a suo modo, delinea certe nuove potenzialita' nel futuro del settore.
"Violent Cases" non e' un romanzo, ha preso vita come racconto. Nei suoi effetti,
pero', realizza una cosa del tutto diversa. L'intreccio e le sottigliezze di significato che prosa e disegno portano avanti ed elaborano, lo rendono opera d'una ricca complessita' che richiede un'attenta analisi e provoca reazioni quali un racconto breve nella sua forma priva di illustrazioni sarebbe evidentemente incapace di provocare. Ci troviamo di fronte a qualcosa di nuovo. Le sfumature stilistiche sfidano un incasellamento preciso e facile. In parte ricordo infantile, in parte ricostruzione d'un passato violento, in parte notazione sulla magia da spigolare in avvenimenti lontani,
"Violent Cases" evoca sentimenti insoliti in modo insolito"
Alan Moore
(dall'introduzione alla prima edizione di V.C. della Titan tradotta da Ranieri Carano per l'edizione italiana apparsa su Corto Maltese) |
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