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 giovedì 21 novembre 2024 Ore: 13:48

SAN DONATO MILANESE

L'èra ciara l'aqua del Lamber
Era chiara l'acqua del Fiume Lambro

 

 

ALLA FOCE

Superato il ponte sulla statale 234, che congiunge, sulle sponde opposte, Lambrinia (PV) con Orio Litta (LO), il fiume si allarga sensibilmente, protetto sulle rive da robuste arginature.
Dal ponte, lo sguardo spazia su terreni coltivati e pioppeti che vanno a costituire la quinta naturale tra cielo e terra all'orizzonte.
L'acqua del fiume è molto scura e schiumeggiante, stormi di gabbiani si alzano in volo al passaggio dei rari visitatori o dei movimenti di un occasionale pescatore che non rinuncia, nonostante l'aspetto poco invitante delle acque, a calare la lenza o la rete. Voli di uccelli bianchi contro lo sfondo grigio-verde della vegetazione e l'azzurro del cielo nelle belle giornate, un ornamento leggiadro se la presenza dei gabbiani non fosse, ormai, tra gli indicatori più tipici dell'inquinamento delle acque, delle sponde fluviali e del suolo.

Percorrendo l'argine verso sud, dopo pochi chilomentri, sempre tra campi coltivati e pioppeti, esso si innesta in una difesa assai più possente oltre la quale lo sguardo spazia su una grande distesa d'acqua, intervallata da spiaggie e isolotti: siamo sull'argine del Po, cioè alla confluenza del Lambro col grande collettore padano. La foce del nostro fiume.
Sotto l'intersezione dei due argini, sulla sponda sinistra, merita uno sguardo l'interessante e antico agglomerato agricolo di Corte Sant'Andrea.

 

Il nostro viaggio è terminato. Abbiamo incontrato il fiume per la prima volta che era soltanto un torrentello che sgorgava da una sorgente cristallina, l'abbiamo poi seguito nel suo corso montano fino ai laghi briantei e, quindi, nel suo percorso attraverso la pianura milanese e lodigiana. L'abbiamo visto scorrere in territori caratterizzati da nobilissime tracce storiche, passare tra boschi e grandi parchi, cittadine industri nella fertile pianura agricola, fino alla foce. Le sue acque si sono via via intorbidite, hanno prodotto schiume sotto le numerose briglie, si sono arricchite di materiali abbandonati (di ogni genere) per acquisire, lentamente, l'aspetto di una fogna a cielo aperto.
Il fiume che era l'emblema delle acque limpide (Lamber = limpido ?), nel secondo dopoguerra è diventato invece il simbolo dell'inquinamento e del degrado ambientale.
Alla fine degli anni '80, il parlamento italiano deliberò lo stanziamento di cinquemila miliardi per il recupero delle acque lombarde più compromesse. Fu chiamato "Piano Lambro", ma i radicali cambiamenti nell'amministrazione politica nazionale e locale, la crisi economica, hanno fatto sì che la questione sia stata accantonata. Un decennio dopo non risulta sia stata spesa una lira di quel progetto, mentre da più parti, dalle associazioni naturalistiche e dalle comunità locali che puntano ad un rilancio dell'economia della valle, si auspica la ripresa di una progettualità di recupero e valorizzazione del suo territorio.

Eccoci alla fine del viaggio. Le acque del Lambro hanno caricato una gran quantità di veleni dannosi per tutti quelli che vivono in rapporto con il fiume. 
E purtroppo non si fermano, ma proseguono verso il mare....

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